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Editoriali | Claudio Silvestri | 26 Marzo 2018
Formazione, prima professionalizzante
Formazione, prima professionalizzante
È cambiato tutto, è in corso una vera e propria rivoluzione nel mondo del giornalismo. Non sono più gli stessi neanche i vecchi supporti sui quali viaggiavano le notizie, la carta si vende sempre meno e le news si leggono sempre più spesso solo sul telefonino, i cronisti non camminano più solo con penna e taccuino ma carichi di apparecchiature per ogni evenienza. Il mutamento è epocale e il mercato dell'informazione ne è stato travolto come in una tempesta inattesa. La politica populista invoca la disintermediazione come panacea per giungere ad una democrazia perfetta, i cronisti di professione, dicono, non servono più. A rischio, in questo contesto, c'è la professione stessa. Il sistema, che è cresciuto e che ha retto dal Dopoguerra ad oggi, sta per implodere. C'è bisogno di una risposta adeguata al cambiamento, risposta che neanche il mercato è ancora riuscito a dare. È evidente, però, che per raggiungere l'obiettivo è necessaria una consapevolezza straordinaria dei propri strumenti e del contesto che viviamo: è fondamentale che i giornalisti siano adeguatamente formati per affrontare la sfida. La legge che impone la formazione obbligatoria è un'opportunità per raggiungere due obiettivi fondamentali. Il primo è coprire un gap, quello tra giornalisti professionisti e pubblicisti: i primi obbligati a superare un esame di Stato dopo aver svolto un periodo di attività professionale, i secondi, la stragrande maggioranza, che vengono ammessi solo dopo aver svolto una semplice attività pubblicistica di due anni con un numero minimo di 70 articoli. Il secondo è dare anche ai professionisti gli strumenti necessari per adeguarsi alle nuove sfide del mestiere di giornalista. In entrambi i casi è necessario che la formazione, anche quella obbligatoria, sia sempre più professionalizzante. Gli organismi di categoria, cioè, devono mettere in condizione i giornalisti non solo di raggiungere l'obiettivo di assolvere agli obblighi della legge, ma di imparare davvero qualcosa di utile per conoscere il proprio lavoro e per poter vivere di quello. Il Sindacato unitario giornalisti della Campania, da questo punto di vista, ha scelto di dare il proprio contributo proponendo una serie di eventi formativi, pochi ma buoni. Del resto, in una regione in cui i giornalisti sono più di 12mila è auspicabile che l'offerta diventi sempre più ampia e competitiva.
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#formazione   
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